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Il Cassero contro il Sant'Orsola: «Negata la profilassi anti Hiv»

Ultimo Aggiornamento: 20/06/2010 09:37
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Il policlinico replica: «Un fraintendimento»
Ieri mattina un giovane omosessuale, che ha detto di aver avuto un rapporto sessuale non protetto con un sieropositivo il giorno prima, non è riuscito a ricevere al Sant’Orsola i farmaci previsti dalla profilassi (non obbligatoria) post esposizione applicata per evitare il contagio da Hiv. Questa la denuncia di Sandro Mattioli, responsabile salute del Cassero. Poche ore dopo - sempre secondo il racconto di Arcigay - il ragazzo è invece riuscito a farsi visitare dai medici del policlinico di Modena e lì ha ricevuto i primi farmaci del trattamento. Respinge le accuse il direttore della clinica di Malattie infettive dell’ospedale bolognese, Pierluigi Viale: per lui si è trattato di un «fraintendimento».

LA DENUNCIA - A raccontare il fatto, come detto, è stato Sandro Mattioli del Cassero: «Ieri mattina mi ha telefonato il giovane in lacrime. Mi ha spiegato cosa era successo e mi ha chiesto aiuto – ha detto– E verso le 10,30 ho chiamato il reparto malattie infettive del Sant’Orsola ma da una donna mi è stato detto che l’ambulatorio era chiuso». Nonostante le insistenze, secondo Mattioli, è stato impossibile parlare con l’infettivologo di turno. Data la situazione, ha provato con il medesimo reparto del policlinico di Modena e come racconta il rappresentante dell’Arcigay «abbiamo subito parlato con l’infettivologa che si è resa disponibile a vedere il ragazzo. Dopo la visita ha ricevuto i farmaci per iniziare la terapia».

LA REPLICA - Per Viale si tratta di una «situazione grottesca» specificando che «tra i nostri infermieri professionali, nessuno si rifiuterebbe di passare il medico». Secondo il dottore si sarebbe trattato di un problema di comunicazione: «I nostri infermieri per prima cosa si identificano. Bastava comunque venire al pronto soccorso, mi sembra tutto molto strano, l’impressione è che si stia montando un caso sul nulla». Viale ha anche provato a informarsi tra i dipendenti del reparto ma nessuno gli ha saputo dire nulla. Infine ha voluto salvaguardare il nome dell’azienda ospedaliera ricordando anche la normale procedura sulla somministrazione della profilassi: «Abbiamo un'esperienza trentennale sull’Hiv, la storia di questo virus è stata scritta anche qui. Tranne che nei casi di violenza sessuale, la somministrazione è lasciata alla discrezionalità del medico».

L'INCONTRO - Viale si è detto disponibile a parlare con Mattioli, in modo da chiarire l’accaduto. L’incontro dovrebbe tenersi il primo luglio, ed è arrivato dopo la richiesta formale del Cassero.

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