Storia di Gino, primo trapiantato di polmoni con l'Hiv

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harrypotter79
00venerdì 28 maggio 2010 22:34
Membro della Lega italiana fibrosi cistica, è stato l'unico protagonista italiano del documentario "Verso Ovest, un soffio nuovo".

ROMA - È stata la prima persona al mondo a subire un trapiantato di polmoni nonostante fosse Hiv positivo. Ed è stato l'Ismett di Palermo (Istituto mediterraneo per i trapianti e le terapie ad alta specializzazione) a tentare una strada che tutti gli altri centri gli avevano negato. Questa è la storia di Gino Vespa, ex insegnante, abruzzese, classe 1962, unico protagonista italiano di "Verso Ovest, un soffio nuovo", il film-documentario di Frédéric Lebugle co-prodotto da Costa-Gavras, e presentato oggi a Roma, voluto per far conoscere la fibrosi cistica e sensibilizzare alla donazione di organi. "È stato un grande sforzo raccontare se stessi, la propria sofferenza, i motivi della propria emarginazione, quando i compagni di scuola si allontanavano perché credevano che avessi la Tbc, i momenti di depressione".

A Gino la malattia gli è stata diagnosticata quando aveva 9 anni. Sua sorella è morta sempre di fibrosi cistica nell'89. La loro infanzia l'hanno trascorsa dentro e fuori gli ospedali, "tra continui ricoveri, tosse, febbre, infezioni, cercando di proteggere i nostri genitori e pensando a come sarebbe stata la nostra morte. I miei amici di sanatorio di allora, infatti, non ce l'hanno fatta", racconta. "A me fortunatamente la vita non è stata preclusa: anche se non ho potuto lavorare in Alitalia ho fatto l'insegnate, il docente e anche il sindacalista. Quando ero all'università di Perugia i miei studenti venivano a prendermi in macchina perché dovevo trasportare le bombole".

"Non so come ho preso l'Hiv - continua Vespa -. Vorrei dire di aver contratto il virus durante un rapporto, ma erano già 3 anni che ero sotto ossigenoterapia e quindi senza una vita sessuale. La mia capacità polmonare si era ridotta al 12%. Poi nel 2007 il trapianto: la rinascita. È in quell'anno che ho scoperto cosa significasse vivere. Ora sono un pensionato che si impegna nel volontariato, con la Lega italiana fibrosi cistica, e nel sindacato. La mattina, quando mi sveglio e respiro, ho come la sensazione di volare. La sera, invece, prima di addormentarmi, penso sempre a quel ragazzo di 17 anni i cui genitori hanno deciso di donare gli organi e grazie ai quali sono vivo". (Michela Trigari)

(28 maggio 2010)

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