UNDER 18 CHIEDONO TEST, UN CENTRO SU 5 DICE SI'

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Adminsierone
00martedì 23 febbraio 2010 14:12
(ANSA) - ROMA, 17 FEB - Un centro diagnostico su cinque apre le porte ai minorenni che chiedono di fare il test dell'Hiv. Anche se, per legge, servirebbe il via libera dei genitori per verificare la sieropositivita' negli under 18. Mentre il totale anonimato per accedere al test, senza cioe' dover presentare ne' la ricetta ne' un documento di identita', e' garantito da poco piu' di un centro su tre. E' la fotografia dell'accesso ai test per l'Hiv scattata da una ricerca promossa dall'Istituto superiore di Sanita' e dalla Consulta delle associazioni per la lotta all'Aids. Nei 446 centri diagnostico-clinici pubblici intervistati e' garantita la gratuita' nel 76,2% dei casi (dove il test e' a pagamento, il ticket varia dai 4 ai 22 euro), ma l'anonimato appena nel 37% e il colloquio di counselling pre e post test, giudicato 'prezioso' per l'approccio psicologico del paziente, nel 44,5% dei casi. Dai dati emerge un'immagine di ''grande disomogeneita''' non solo ''da Regione a Regione - ha spiegato Anna Maria Luzi, del dipartimento Malattie infettive parassitarie e Immunomediate (Mipi) dell'Iss - ma anche da Asl ad Asl e da struttura a struttura'' che rende ''difficile'' l'accesso ai test. In particolare ''la mancanza di anonimato'', definito dalle associazioni ''una grande opportunita''', per Luzi ''potrebbe essere un ostacolo, soprattutto nei piccoli centri''. Mentre proprio grazie all'escamotage del test anonimo, il 13% dei centri garantisce l'accesso anche ai ragazzi, perche' non chiede loro ne' ricetta ne' documenti, cosi' come per tutti gli altri utenti. ''A questa domanda hanno risposto 253 centri sui 449 intervistati'', ha chiarito Pietro Gallo, del Mipi: solo il 13% dichiara di non fare test sui minori, mentre il 22,5% lo fa anche senza il benestare dei genitori. La meta' dei centri invece sottopone gli under 18 al test, ma solo dopo aver sentito la famiglia o il giudice. ''La legge prevede che il test si possa fare solo dopo la maggiore eta' - sottolinea Luzi - ma nel tempo sono state introdotte normative che pongono come elemento prioritario il benessere dell'individuo''. C'e' quindi ''maggiore tolleranza, in particolare per i 'grandi minori' (ragazzi fra i 16 e i 18 anni) che chiedono di essere sottoposti al test''. Test a cui comunque, ha rilevato Gianni Rezza, direttore del Mipi, si accede sempre piu' tardi: l'eta' media si attesta attorno ai 39 anni, mentre ''il 60% dei malati scopre di avere contratto l'Hiv solo quando viene loro diagnosticata l'Aids'', cioe' la malattia conclamata. Il trend delle nuove diagnosi ''e' stabile dal 2000'', tra i 3.900 e i 4.100 nuovi casi l'anno, e la modalita' di trasmissione principale del virus (il 74% dei casi) rimane quella dei rapporti non protetti ''sia omosessuali che eterosessuali''. Ma facilitare l'accesso permetterebbe di ''iniziare presto efficaci percorsi terapeutici e di limitare la diffusione del virus''. (ANSA)

www.unita.it/notizie_flash/87611/aids_under_chiedono_test_un_centro_su_dic...

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