00 17/04/2012 14:03

Staminali trasformate in laboratorio in cellule capaci di dare la caccia all'Hiv e di ucciderlo. Il passo avanti nella lotta al virus dell'Aids è stato ottenuto grazie a una ricerca sull'animale condotta dalla School of Medicine at University of California di Los Angelese pubblicata su PLoS Pathogens che ha dimostrato come le staminali umane possono essere geneticamente ingegnerizzate e diventare cellule in grado di combattere l'Hiv. Il team ha dimostrato che queste staminali guerriere possono realmente attaccare cellule infettate dall’Hiv in un organismo vivente.

L’idea di usare le staminali contro il virus dell’Hiv era balzata alla ribalta nel 2010 quando da Berlino arrivò una notizia shock: un paziente malato di leucemia e sieropositivo, proprio a seguito di una cura per il cancro, non presentava più traccia del virus dell’Hiv nel sangue. La spiegazione che venne data faceva riferimento proprio all’impiego terapeutico di cellule staminali per la cura del cancro: analizzando il Dna del donatore di cellule staminali gli scienziati videro come questo facesse parte del piccolissimo gruppo di persone immune al virus dell’Hiv, grazie ad una mutazione che solo l’1% della popolazione caucasica possiede. La resistenza, grazie alle staminali, era stata trasferita dal donatore al malato, consentendogli di guarire.

David Geffen, uno degli autori della ricerca appena pubbicata, spiega: “questo studio è importante per dimostrare un potenziale uso delle cellule staminali nella lotta all'Hiv, per eradicare il virus dal corpo''. Presto potrebbe partire la sperimentazione sugli umani.

Il lavoro ha messo a frutto i risultati di uno studio precedente. Nella precedente ricerca, gli scienziati avevano prelevato linfociti T CD8 citotossici (i “killer” delle cellule T che aiutano a combattere le infezioni) da un sieropositivo, e hanno individuato la molecola nota come recettore delle cellule T, che guida la cellula “guerriera” a riconoscere e uccidere cellule infettate dall’Hiv.

Tuttavia queste cellule non esistono in grandi quantità sufficiente a eliminare il virus dal corpo. Così i ricercatori hanno clonato il recettore “chiave”, usandolo per alterare geneticamente delle staminali del sangue. Poi gli scienziati hanno messo le staminali ingegnerizzate nel tessuto del timo umano che era stato impiantato in alcuni topi, per studiare la reazione in un organismo vivente. In questo studio, il team ha modificato allo stesso modo delle staminali del sangue, scoprendo che possono formare cellule T mature, in grado di attaccare l’Hiv nei tessuti. Il tutto utilizzando un modello animale, il topo “umanizzato”, in cui l’infezione da Hiv è molto simile alla malattia negli esseri umani.

Grazie a due serie di test, a due e sei settimane dall'innesto, gli scienziati hanno registrato un aumento del numero di linfociti T di tipo CD4 “helper” - immunoglobuline destinate all'eliminazione una volta a contatto con l'Hiv -, mentre i livelli del virus nell'organismo diminuivano.

Certo, ammettono i ricercatori, il fatto di aver usato un topo umanizzato potrebbe aver influito sul comportamento dell’Hiv nella ricerca. Dunque occorreranno ulteriori esami. «Crediamo comunque che questo sia il primo passo per lo sviluppo di un approccio più aggressivo nel correggere i difetti nelle risposte delle cellule T umane che consentono al virus di “resistere” nelle persone sieropositive», spiega Kitchen.

Proprio in vista della sperimentazione umana, il team guidato da Kitchen sta tentando di aumentare l'efficacia dell'approccio terapeutico ideato attraverso lo sviluppo di linfociti T poliedrici, ovvero in grado di aggredire il virus in zone e modi diversi.

“Crediamo che questo studio ponga le basi per l’uso potenziale di questo approccio nella lotta contro l’infezione da Hiv nelle persone infettate, nella speranza di eradicare il virus dall’organismo” ha detto Scott G. Kitchen, dell’Ucla Aids Institute, tra gli autori della ricerca.

Kitchen SG, Levin BR, Bristol G, Rezek V, Kim S, et al. In Vivo Suppression of HIV by Antigen Specific T Cells Derived from Engineered Hematopoietic Stem Cells. PLoS Pathog 8(4): e1002649. doi:10.1371/journal.ppat.1002649

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