INTANTO CI PENSO IO!!!
DALLA LETTERA DI ATZORI AI FILISTEI!!!
PAPA E AIDS / 1 « PAROLE INOPPUGNABILI »
Caro Direttore, come infettivologo coinvolto da anni nella diagnosi e cura dell’infezione da Hiv, e che ha avuto la fortuna di poter lavorare anche in aree dell’Africa subsahariana ben prima che diventasse terreno di ricolonizzazione culturale ed economica, scrivo per esprimere innanzi tutta la mia vicinanza a Benedetto XVI in viaggio in Africa. Sono allibita dalla virulenza con cui viene attaccato a proposito della sua lapalissiana constatazione, scientificamente inoppugnabile, a proposito della priorità dell’aspetto educativo sull’esercizio della sessualità rispetto alla semplificazione del tema della prevenzione ridotto a pura diffusione dell’utilizzo del profilattico. Stupisce che a più di 25 anni dalla conoscenza dell’epidemia e delle modalità di trasmissione, la difficoltà di molti del prender atto dell’inefficacia della proposta di « inondare il mondo di preservativi » come criterio risolutivo per arginare l’allargamento a macchia d’olio del numero di infezioni. Stupisce la pervicacia nel non riconoscere l’enorme numero di dati accumulati a propositi della evidenza di potere solo ridurre il rischio di infezione ma non certo di eliminarlo, dato emerso già dagli studi di metanalisi su coppie sierodiscordanti come quello di Weller e di Pinkerton del 1993. Anche nello studio più cautelativo, che irrealisticamente escludeva tutti i possibili ( e frequentissimi) « incidenti di percorso» (rotture, scivolamento, cattiva qualità ecc. del condom) si arrivava a dare un margine di rischio infettivo del 5% in tal modo addirittura eccedendo il parametro di efficacia contraccettiva del preservativo stesso, che si attesta sull’ 85%. Oggi non si può certo ignorare che il « sesso sicuro con il preservativo » non esiste. E questo tralasciando tutti gli aspetti di resistenza psicologica, emotiva, addirittura allergica (l’allergia al lattice è in crescita esponenziale ovunque) che rendono ben più che un semplice problema morale quello del « sacchettino magico » . Ma tant’è. Anche in Italia alcuni esperti glissano e si inalberano continuano a proclamare che il preservativo è sicuro al 100% e che quella è la soluzione per il problema Hiv. Non parliamo dell’ideologico silenzio sul successo della politica ugandese dell’Abc ( Abstinence, Be faithful and Condom) documentata non dal Vaticano ma anche da un sociologo laicissimo di Harward, Edward Green nel suo « Rethinking Aids prevention learning from successes in developing Countries » del 2003. Fa male, soprattutto, la vergognosa « dimenticanza » soprattutto dalla realtà evidente che le reti di assistenza, vicinanza e cura dell’Aids nei Paesi africani, oggi percorse in lungo e in largo da miriadi di neofilantropi ( spesso miliardari), attori e « personaggi » a caccia di facili consensi, esistono grazie al lavoro silenzioso, costante e pluridecennale di missionari e volontari cristiani che ben prima che i burocrati e politici che oggi strepitano si accorgessero del problema si erano rimboccati le maniche curvandosi sulle persone infette o malate. Grazie dunque a Benedetto XVI che con serena fermezza non evita di andare al nodo dei problemi antropologici: la prevenzione efficace dell’infezione dell’Hiv riguarda l’esercizio della ragionevolezza e della libertà intera dell’uomo, non è riducibile ad un sacchettino di lattice o peggio ancora a un criterio che riguarda la persona solo dall’ombelico in giù. È dalla riconnessione della ragione con il primo organo sessuale dell’uomo, il suo asse « cuore- cervello » , che può scaturire la vera svolta per contenere questo dramma in atto.
Chiara Atzori
TRATTO DALL'UNICA RIVISTA DOVE SCRIVE LA SEDICENTE DOTT.SSA:
www.cccsanbenedetto.it/Pagina_CCC/Italia_Mondo/CHIESA-...