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AIDOS, Associazione italiana donne per lo sviluppo aveva accolto positivamente la parziale apertura del Papa l’anno scorso sull’uso del preservativo nell’ambito di programmi per la prevenzione dell’HIV e AIDS.

LaSanta Sede, in occasione del recente Summit delle Nazioni Unite sull’HIV/AIDS,è tornata invece a far marcia indietro, esprimendo l’assoluta opposizioneall’utilizzo del condom e il ritorno alla proposta dell’astinenza e fedeltàconiugale come unica via per evitare il contagio.

L’interventodell’arcivescovo Francis Assisi Chullikatt, Osservatore Permanente della SantaSede presso le Nazioni Unite, è stato pubblicato il 17 giugno dall’Osservatore Romano.
" Non si può assolutamente sottovalutare o negare l'importanza dell'usodel preservativo come mezzo di prevenzione dell'HIV/AIDS”, afferma NataliaLupi, responsabile delle relazioni istituzionali dell’AIDOS, “accanto ad altrestrategie volte a promuovere comportamenti sessuali centrati sullaresponsabilità e sul rispetto della persona. E ciò, tenendo conto della libertàdi coscienza e di scelta di ciascuno, che vuol dire anche rispettarne leconvinzioni religiose ed etiche”.

Secondo i dati più recenti forniti da UNAIDS, il Programma Congiunto dell’ONU su HIV/AIDS,la prevenzione è efficace proprio quando unisce diverse strategie: usosistematico del preservativo, educazione a una sessualità responsabile,astinenza e fedeltà. UNAIDS conferma inoltre che l’uso del preservativo riducesensibilmente la trasmissione del virus.

“Astinenza e fedeltà non sonosempre praticabili: usare il condom nel caso di un rapporto sessualepotenzialmente a rischio diventa fondamentale”, fa notare Natalia Lupi.Nonostante negli ultimi anni siano stati fatti importanti passi avanti nellarisposta alla pandemia, ogni giorno nel mondo si registrano 7.000 nuovi casi di infezione e per ognipersona che inizia la terapia antiretrovirale, ve ne sono due che contraggonoil virus HIV.

“ I diritti sessuali eriproduttivi, incluso il diritto a un’educazione sessuale integrata, e l’empowerment delle donne, anch’essicontestati dalla Santa Sede”, insiste Natalia Lupi, “devono essere messi alcentro della lotta all’HIV/AIDS, perché ancoraoggi, in Africa sub-sahariana il 60 percento delle persone sieropositive sono donne e ragazze, e questo non è piùaccettabile. Questa è la politica di tutte le organizzazioni internazionali, acominciare dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, portata avanti tra milledifficoltà dai Governi africani impegnati a combattere l'epidemia”.

Info: Ufficio stampa AIDOS, AuroraAmendolagine, tel. 06 6873214/196, ufficiostampa@aidos.it

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