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Hiv. Nps denuncia: "Sieropositivi descriminati da Forze Armate"

Ultimo Aggiornamento: 10/03/2011 21:35
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Il riferimento a un recente bando di concorso per allievi di prima classe dell’Accademia navale per l’anno accademico 2009-2010 con cui è stato stabilito l’esclusione dei concorrenti sieropositivi al virus Hiv. Nps chiede “il rispetto delle norme che prevedono precise norme a tutela della riservatezza dei dati sanitari e a garanzia della non discriminazione di tutti i lavoratori e di tutti i candidati all’assunzione”. Iardino: dal ministro La Russa “giustificazioni molto deboli”.

10 MAR - “Basta con le discriminazioni nelle Forze Armate italiane e negli apparati di Pubblica Sicurezza. Vogliamo comportamenti e atti trasparenti nel rispetto della Costituzione e delle norme a tutela della sanità pubblica”. L’appello arriva dal Network delle persone sieropositive (Nps) che oggi, nel corso di una conferenza stampa svolta alla Camera, ha denunciato il caso del recente bando di concorso per allievi di prima classe dell’Accademia navale per l’anno accademico 2009-2010, ha stabilito l’esclusione dei concorrenti sieropositivi al virus Hiv.

“Le nostre proteste, cui hanno fatto seguito ben tre interrogazioni parlamentari a firma della senatrice Bassoli e delle deputate Calipari e Concia, non sono state sufficienti a fare chiarezza sull’operato delle nostre Forze Armate, e in particolare della Marina Militare, nei confronti delle persone sieropositive”, ha affermato Iardino spiegando che Nps “ha ovviamente chiesto subito chiarimenti al Ministro Ignazio La Russa, ma le sue giustificazioni appaiono molto deboli nel merito dei rilievi che gli abbiamo contestato. Non appaiono credibili le motivazioni alla base dell’esclusione riferite ai presunti rischi per la salute a seguito delle vaccinazioni cui sono sottoposti i militari. Sappiamo infatti, come riconosciuto dalla comunità scientifica internazionale, che per le vaccinazioni non esistono particolari rischi dovuti alla sieropositività, mentre persistono le controindicazioni comuni a qualsiasi soggetto non sieropositivo”.
Per quanto riguarda poi il merito della questione, “e cioè il diritto alla riservatezza dei test Hiv - ha aggiunto Iardino - riteniamo opportuno riportare quanto scritto non da noi ma dal sito del Ministero della Salute: ‘Al lavoratore o alla persona che effettua una selezione per l’assunzione non può essere chiesto di sottoporsi all’esecuzione del test Hiv non si possono effettuare test Hiv durante la visita di leva o il servizio militare’”.

Quanto accaduto nella Marina Militare, denuncia ancora Nps, “non è un caso isolato. È infatti solo l’ultimo episodio a conferma della tendenza progressiva e sistematica, confermata anche in una delle risposte fornite dal Ministro della Difesa alle suddette interrogazioni parlamentari, alla rimozione dalle fila delle Forze Armate e della Pubblica Sicurezza di tutti i candidati all’arruolamento che risultino essere sieropositivi”.

Un atteggiamento “fortemente lesivo dei diritti della persona”, afferma Nps ricordando la legge sull’Aids del 1990 che prevede precise norme a tutela della riservatezza dei dati sanitari e a garanzia della non discriminazione di tutti i lavoratori e di tutti i candidati all’assunzione. Una linea confermata anche dalla Corte Costituzionale nel 1994, che "pur giustificando l’esecuzione di accertamenti sanitari in situazioni sensibili per la salute collettiva e per la protezione di terzi, ribadiva comunque che non si potessero mai attuare controlli sanitari indiscriminati, di massa o per categorie di soggetti, ma di accertamenti circoscritti sia nella determinazione di coloro che vi possono essere tenuti (...) sia nel contenuto degli esami. Questi devono essere funzionalmente collegati alla verifica dell’idoneità all’espletamento di quelle specifiche attività e riservati a chi ad esse è, o intende essere, addetto".
La Corte precisava inoltre che i trattamenti sanitari trovano sempre un limite invalicabile nel rispetto della dignità della persona, anche al fine di “contrastare il rischio di emarginazione nella vita lavorativa e di relazione”.

“Sulla base di queste considerazioni – ha sottolineato infine Iardino – riteniamo che il Governo italiano debba assumere una posizione chiara e trasparente sulla vicenda non limitandosi a risposte burocratiche che non risolvono il nodo di quella che appare essere una palese discriminazione nei confronti di alcuni cittadini italiani rispetto ad altri”.

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