00 25/04/2010 18:55
In prima serata finalmente si parla di cose serie!!!!



ROMA—L’ultima puntata di «Tutti pazzi per amore» aveva lasciato domenica scorsa col fiato sospeso i telespettatori di Raiuno. Il diciottenne Raoul sta per confidare qualcosa di molto importante a Cristina, di cui è innamorato. Lui, dice, non «può» stare con lei. Perché «io sono, io sono...». Fine della puntata. Stasera si scoprirà cosa impedisce a Raoul di amare Cristina. «Io sono sieropositivo». Tutta colpa di una ex fidanzata incosciente. Per la prima volta Raiuno affronta, in prime time e in una fiction domenicale di alto ascolto (20% di share medio, cioè 5 milioni e mezzo, pubblico sui cinquant’anni) un tema delicato che implica mille risvolti: la condizione sociale e sanitaria dei sieropositivi, i luoghi comuni che devono combattere, la difficoltà di avere una vita sentimentale e sessuale piena.

La puntata di stasera dipana una storia che si trasforma in una «lezione » in forma di fiction ai più giovani: il 30% dei telespettatori tra gli 11 e i 19 anni che accendono la tv la domenica scelgono la fiction diretta dal regista Riccardo Milani e ideata da Ivan Cotroneo (Le mine vaganti di Ferzan Ozpetek). Il messaggio raggiungerà facilmente i ragazzi delle scuole superiori.

All’inizio la reazione di Cristina — personaggio deciso e autonomo — è inevitabilmente di paura e di sconforto. Ma lentamente tutto si «normalizza », anche nella consapevolezza di una indiscutibile difficoltà. Il fratellastro di Cristina, il «secchione» Emanuele, passerà ore e ore navigando on line per scriverle un libretto in cui si spiega come la sieropositività non sia sinonimo di Aids conclamato, e in cui si forniscono istruzioni per affrontare una relazione sentimentale al riparo di pericoli.

Emanuele, che ha superato il suo terrore grazie alla fidanzata Viola (sorella di Raoul) è sintetico: «Si può convivere con la sieropositività così come succede con il diabete». Cristina non sottovaluta nulla. Alla fine, quando deciderà di stare con Raoul, lui le chiederà: «Ma non hai paura?». E lei: «Tanta, ma sono felice...». Perché sa come padroneggiare ciò che le è capitato.

Un modo contemporaneo di affrontare una malattia di cui ultimamente si parla poco, dopo anni in cui è stata descritta all’insegna dell’allarme e spesso dell’esclusione e della marginalità. Spiega Ivan Cotroneo, ideatore della serie e capo del pool di sceneggiatori composto anche da Monica Rametta e Stefano Bises: «Il nostro è un messaggio di "normalità". Avevamo voglia di raccontare una storia legata a un problema con un approccio e una sensibilità dei nostri giorni. Per fortuna è finito il tempo degli untori e del terrore. Le cure che consentono una vita normale esistono, e ne parliamo». Non c’è il pericolo che i ragazzi possano equivocare e portare la «normalizzazione» alle estreme conseguenze? «No. Il personaggio di Cristina certo non si getta in questa storia ad occhi chiusi. Al contrario diventa estremamente consapevole. Ma è innamorata e vuole vivere la sua storia. Sapendo però molto bene come comportarsi con Raoul».

Conclude Fabrizio Del Noce, direttore di Rai Fiction: «Il servizio pubblico, lo credo fermamente, ha un compito preciso. Veicolare valori sociali. Tra questi c’è l’integrazione nella vita normale di chi è colpito da una malattia. La sieropositività ha prodotto molti effetti discriminatori e forti difficoltà di inserimento. La grande forza della fiction sta nella capacità di affrontare questioni complesse e delicate con estrema efficacia. Molto più di tanti sermoni».

www.corriere.it/spettacoli/10_aprile_25/il-ragazzo-sieropositivo-in-tutti-pazzi-per-amore-conti_bd45088c-503c-11df-a78b-00144f02aa...

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[Modificato da Adminsierone 25/04/2010 18:57]